Nell’articolo Hamburger, agli albori del mito abbiamo lasciato i nobili romani del I secolo d.C. ai loro sontuosi banchetti che comprendevano, tra le altre cose, anche piatti a base di carne tritata.
Proseguiamo il nostro racconto attraverso i secoli partendo proprio dall’Impero Romano e affrontando un viaggio lungo più di mille anni.
Nei primi secoli dopo Cristo l’Impero Romano era impegnato a mantenere e consolidare la vastità del proprio territorio. Sul fronte nord-orientale il Limes Danubiano, un vero è proprio confine segnato dal fiume Danubio, rappresentava la linea di demarcazione tra il mondo civilizzato e quello barbaro.
Non ci crederete ma è proprio grazie a questi barbari che l’hamburger inizia a diffondersi in tutto il mondo.
Certo, è ancora prematuro parlare di hamburger, ma ci arriveremo. Intanto, continuate a seguire la storia.
Ammiano Marcellino e i barbari
Nel IV secolo d.C. Ammiano Marcellino, il maggiore storico romano dell’epoca, si trova con l’armata imperiale di guarnigione in Tracia. Nella sua opera, Rerum Gestarum Libri XXXI (che puoi leggere e scaricare qui), descrive così gli uomini stranieri apparsi sulle rive del Danubio:
«Piccoli e tozzi, imberbi come eunuchi, con orribili volti in cui i tratti umani sono appena riconoscibili. Piuttosto che uomini, si direbbero bestie a due zampe. Portano una casacca di tela con guarnizioni di gatto selvatico e pelli di capra intorno alle gambe. E sembrano incollati ai loro cavalli. Vi mangiano, vi bevono, vi dormono reclinati sulle criniere, vi trattano i loro affari, vi prendono le loro deliberazioni. Vi fanno perfino da cucina, perché invece di cuocere la carne di cui si nutrono, si limitano a intiepidirla tenendola fra le cosce e la groppa del quadrupede. Non coltivano i campi e non conoscono la casa. Scendono da cavallo solo per andare a trovare le loro donne e i bambini, che seguono sui carri la loro errabonda vita di razziatori».
La descrizione di Ammiano Marcellino è fondamentale per comprendere in che modo nascerà, nel futuro, l’hamburger.
Le popolazioni barbare erano nomadi ed effettuavano spostamenti lunghissimi vivendo la propria vita praticamente sempre a cavallo. Non potevano perdere tempo neanche per mangiare o cucinare.
Mangiavano la carne cruda ma usavano un sistema efficace per intenerirla: i pezzi di carne venivano messi sotto la sella e l’attrito prodotto dalle lunghe cavalcate non faceva altro che romperne le fibre.
Sostanzialmente, la carne veniva battuta, quasi tritata, sotto la sella e, in questo modo, diventava tenera e poteva essere facilmente consumata cruda.
Batu Khan, il Khanato dell’Orda d’Oro e la Tartare
Nel XIII secolo, dopo la morte di Gengis Khan, il suo vasto impero venne diviso in quattro stati. Uno di questi era il Khanato dell’Orda d’Oro, comprendeva i territori a sud dell’attuale Russia ed era governato da Batu Khan, nipote di Gengis Khan.
L’Orda d’Oro, sotto la guida di Batu, iniziò la sua espansione in direzione del Volga, conquistando rapidamente le steppe e, nel 1237, ebbe inizio l’invasione della Russia.
Questo fu un passaggio fondamentale perché grazie a questa invasione alcuni stili di vita e alcune abitudini iniziarono a farsi strada nel continente europeo.
In particolare, dal punto di vista alimentare, si affermò molto il consumo di carne tritata cruda e, nel tempo, fu così apprezzato da arrivare fino agli chef della Russia Zarista e a quelli della Francia dei primi del ‘900 che ne fecero uno dei piatti tipici della gastronomia francese, la Tartare appunto, dal nome di quelle popolazioni, i Tartari, che secoli prima usavano consumarla direttamente in sella ad un cavallo.